Da trequartista a esterno di fascia a tutto campo, la metamorfosi del talento viola ha colpito anche l'ex c.t. "Che grinta". E grazie a Paulo Sousa si è messo alle spalle l'infortunio della scorsa stagione.
Da Twitter: "Bernardeschi è come quei genietti di cui a scuola dicevi: è
giusto che salti tre o quattro classi e vada direttamente in quinta".
Dalle pagelle della Gazzetta dello Sport: "7,5: devasta la fascia
destra, costringe alla sostituzione di Pereira. Un'iradiddio. Fosse un
po' più generoso...". Dall'intervista di Marcello Lippi a Radiodue: "Mi è
piaciuta tutta la Fiorentina, in particolar modo Bernardeschi. Aveva
una grinta pazzesca". 21 anni, 9 presenze in campionato, 7 da titolare,
già più che in tutta la scorsa stagione, quando la frattura al malleolo
della caviglia destra lo tenne fuori da inizio novembre fin quasi alla
fine. Rientrò in tempo per segnare il primo gol in A all'ultima
giornata. Oggi, però, Federico Bernardeschi è la rivelazione tra le
rivelazioni di una viola sorprendentemente da scudetto e in testa alla
classifica.
Federico Bernardeschi, 21 anni.
L'uomo in più —
Il sesto uomo, nel basket, è una figura fondamentale, tanto che esiste
un premio per celebrarlo. Se ce ne fosse uno simile nel calcio per
esaltare il dodicesimo uomo, di sicuro Bernardeschi sarebbe il candidato
principale a vincerlo, almeno in queste prime dodici giornate di
campionato: nella virtuale formazione base di Paulo Sousa (Tatarusanu;
Roncaglia-Rodriguez-Astori; Blaszczykowski-Badelj-Vecino-Alonso;
Ilicic-Borja Valero; Kalinic) lui non c'è, eppure ha giocato dal 1' più
della metà delle partite. Ma è nelle ultime due, in Europa League a
Poznan e in Serie A a Genova, contro la Samp, che ha fatto il salto di
qualità. Esterno sinistro del 3-4-2-1 in Polonia, a destra a Marassi.
C'era una volta un trequartista discontinuo...
La metamorfosi —
La Fiorentina lo mandò in prestito a Crotone nel 2013 e se lo vide
restituire dopo 12 gol e 7 assist in Serie B: giocava largo a destra, ma
nel tridente d'attacco. Sinistro micidiale, come quello mostrato con il
Guingamp al debutto in Europa nella scorsa stagione. A Firenze, dopo i
primi dribbling in amichevole e i bei duetti con l'altro talento
Babacar, lo avevano paragonato a Roby Baggio e quando quest'estate ha segnato una doppietta al Barcellona,
lo scomodo confronto è tornato di moda. Ma senza chiamare in causa chi
ha già fatto la storia, Bernardeschi è un giocatore diverso, anche in
prospettiva, pur avendo lo stesso numero 10 del suo idolo: innanzitutto è
mancino, ha meno estro nell'ultimo passaggio, meno senso del gol, ma
più corsa. Da qui l'idea di Paulo Sousa: non rinunciare al suo talento e
responsabilizzarlo in fase difensiva obbligandolo a fare su e giù per
tutta la fascia. Con la Roma non aveva funzionato, a Genova è stato
determinante. "Diamo tutti il 100% e poi ci mischiamo la qualità", ha
detto lui alla fine della partita contro la Samp gonfiando il petto:
"Lottiamo per lo scudetto? Esatto". Se hai un dodicesimo uomo di 21 anni
che - parole di Pradè - "sta facendo tutto quello che serve per
diventare un grande calciatore", magari è anche più semplice.

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