I due erano insieme ieri alla proiezione del film su Cristiano Ronaldo: "Non ho potuto parlare con lui, ma abbiamo un buon rapporto. I suoi giocatori sono scarichi dopo aver vinto, non c'è un interruttore per farli ripartire. Ma lui troverà il modo..."
"Non avrei nessun problema a tornare al
Chlesea, nonostante l'esonero di qualche anno fa - ha dichiarato Carlo
Ancelotti, in una lunga intervista concessa al Daily Mail - ma José
Mourinho non sarà licenziato.
Hanno già scelto di tenerlo, e penso che sia una buona scelta". La sera
prima l'ha passata proprio con l'allenatore portoghese, e il suo
manager, Jorge Mendes, alla prima della proiezione del film biografico su Cristiano Ronaldo. "Non ho avuto la possibilità di parlare con José, ma ho un buon rapporto con lui: quando abbiamo vinto la Decima (La Coppa dei Campioni 2013-14, ndr), mi ha inviato un messaggio di congratulazioni. E lui lo sa meglio di chiunque altro che cosa sta succedendo al Chelsea".
Poco motivati —
"Osservo il Chelsea da fuori, e penso che avendo vinto facilmente il titolo lo scorso anno non credo che siano così motivati. è
vero che l'allenatore deve essere in grado di motivare i giocatori, ma
anche i giocatori devono fare la loro parte, altrimenti è impossibile.
Hanno perso qualcosa, ed è difficile cambiarli ora: non c'è un
interruttore. Si deve lavorare lentamente, ma Mourinho è uno dei
migliori manager del mondo, non c'è dubbio. Guardo il suo linguaggio del
corpo e capisco che le cose vanno bene: non è così preoccupato, ha
fiducia. Durante la partita con Dinamo Kiev i tifosi cantavano il suo
nome: sarà lui a risolvere la cosa".
Liverpool e klopp —
C'era un posto libero a Liverpool, dopo l'addio di Brendan Rodgers. "Mi
piacerebbe tornare a lavorare in Inghilterra - continua Ancelotti - mi
piace il calcio qui, ho ancora una casa a Londra, e mi piacerebbe
trovare una squadra competitiva in Inghilterra e in Europa. Il Liverpool
è una buona squadra: hanno ottimi giovani come Coutinho, Firmino,
Benteke, trovassero giocatori esperti come Gerrard o Carragher credo che
potrebbero diventare davvero competitivi. Ma non ho mai parlato con
loro, né io né miei collaboratori: hanno contattato subito Klopp, che è
uno di quei grandi allenatori che lasciano un'impronta ben visibile
nella squadra.
Il real madrid —
Traspare una certa tristezza, quando il tecnico parla del suo addio al
Real Madrid, a maggio. "Essere licenziato fa parte del tuo lavoro -
spiega - ma se mi chiedete del licenziamento del Real Madrid vi dico che
non era giusto. Ero molto, molto infelice perché ho avuto un rapporto
fantastico con i giocatori. Ho apprezzato molto la squadra: erano tutti
molto seri, molto professionali. L'esonero del Real Madrid mi ha
amareggiato molto più di quello del Chelsea. Ma sapevo che se non avessi
vinto la Decima sarei stato esonerato un anno prima: lo sapevo prima
ancora di accettare quel posto, al club più importante del Mondo. Siamo
giudicati dai risultati, ma non si può vincere ogni anno. Certamente non
in Spagna, dove c'è il Barcellona, la migliore squadra del mondo, e hai
una terza come l'Atletico, sempre molto competitiva. Quello a Madrid è
stato il mio lavoro più duro, c'era più pressione anche rispetto a
Milano. E perdere con il Liverpool la Champions League del 2005 non è
stata l'esperienza peggiore della mia vita: provate a perdere 4-0 il
derby a Madrid... Quella stagione abbiamo fatto una serie di 22 vittorie
consecutive, ma è stato tutto dimenticato il 7 febbraio, quando abbiamo
perso 4-0 con l'Atletico. Quando presidente e direttore generale
vennero a comunicarmi l'esonero sapevo già che sarebbe successo: non
avevano mai pianificato il futuro con me. Ero ugualmente sconvolto, ma
rimasi calmo, non chiesi neppure il perché. Mi piace rimanere calmo".
Cristiano ronaldo —
"Ho allenato alcuni tra i migliori giocatori al mondo, ma Cristiano
Ronaldo è uno che ha spostato il confine, della professionalità.
Tornavamo da gare europee alle tre del mattino, e lui, invece che andare
a casa, passava al centro d'allenamento per il bagno nel ghiaccio, che
avrebbe accorciato i tempi del suo recupero muscolare. Ma erano
professionali anche tanti altri, come Casillas, Modric e Bale: con lui
ho avuto qualche problema perché ero abituato a parlare spagnolo, ma è
un bravo ragazzo".
Quel colpo in testa a ibra —
"Problemi con i giocatori ne ho avuti: alcuni hanno mandato aff.... il
mio assistente ai tempi del Chelsea, Paul Clement (ora tecnico del
Derby County, ndr).
E gli ho risposto che sarebbe bastato dirmi che non avrebbero più
giocato con me, chiedere al club di partire. Sono un allenatore, un
insegnante: lavorare con i giocatori è la parte migliore del lavoro. Ma
sono stato giocatore anch'io, e non è passato molto tempo, lo ricordo
bene. Il potere è mio: se metto un allenamento alle 6 di mattina loro
devono esserci. Ma mi piace mettermi al loro stesso livello. In alcuni
club dare un giorno di riposo dopo una sconfitta è considerato un segno
di debolezza. Se mi dicono di usare la frusta, gli dico di trovarsi un
altro manager: non l'ho mai usata, né come allenatore né come padre. Ho
perso il mio temperamento, naturalmente. Al Paris Saint-Germain una
volta che abbiamo perso a Evian in Coppa ero così arrabbiato che presi a
calci una scatola, che ha colpito Ibrahimovic in testa. Era più o meno
la stessa cosa capitata a Ferguson, quando colpì Beckham con uno
scarpino, ma ci abbiamo riso sopra". Presto uscirà un suo nuovo libro,
"La leadership silenziosa", scritto insieme a un professore
dell'Università di Salford. "Il mio punto di partenza con il calcio è
che si tratta sempre e solo di sport - dice - o si vince, perdere o
pareggiare. Niente di peggio. Ci sono cose più importanti nella vita".
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